Sasso Simone e Simoncello

Nel profilo appenninico
dell’Alta Marca pesarese…

… ben visibile da chi arriva dalla valle del Foglia o dalla strada che unisce Montefabbri a Urbino, c’è una piccola anarchia di stile: due Sassi che si stagliano sul panorama in maniera piuttosto atipica: sono il Simone e il Simoncello, due blocchi calcarei da canyon americano piazzati proprio lì, nei paesaggi leonardeschi dal disegno nei millenni di Madre Terra.

Il più grande dei due sembra debba l’origine del suo nome ad un eremita venuto dall’oriente, detto appunto Simone, che stabilì proprio lì la sua isolata dimora spirituale.
Come dimostrano i reperti rinvenuti sull’altopiano, il Sasso fu frequentato fino dall’età del bronzo e pare abbia ospitato una prigione e una città, detta “del sole”. Il Sasso Simone fu scelto da Cosimo I nel 1565 nel contesto di un disegno politico perseguito a difesa e potenziamento dello stato di Firenze per costruirvi appunto la città-fortezza denominata Città del Sole, il Sasso Simone rappresentava un nodo strategico del Granducato di Toscana in contrapposizione al castello di San Leo nel Montefeltro. Fu progettata dagli architetti Giovanni Camerini e Simone Genga, venne utilizzata nella sua doppia funzione sia di città militare che civile per quasi un secolo; poi, per avverse condizioni naturali e le mutate condizioni politiche, la sua costruzione non fu completata e la città venne abbandonata definitivamente alla fine del XVII secolo. Soltanto una strada lastricata ed alcuni ruderi rimangono oggi a testimonianza dell’ambizioso insediamento.

Oggi i Sassi Simone e Simoncello sono Parco Naturale Regionale diviso tra Marche e Romagna, meta ideale per escursionisti, ciclisti e amanti della Natura, meta privilegiata anche per la sua vicinanza con il Monte Carpegna, la vallata che porta verso Casteldelci e la Romagna e quella che porta verso Urbino e le Marche.

(fonte wikipedia)

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