Sassocorvaro

Un’altra cosa che non ti aspetti,
un altro luogo…

… che se non lo sai non ci sbatti addosso, un altro scrigno e gioiello allo stesso tempo, una meraviglia che non puoi non vedere se ami ciò che sta nascosto, mascherato da un paese persino bruttino che gli è stato costruito attorno e che dall’alto custodisce Mercatale e la sua diga sul fiume Foglia, ma andiamo con ordine:

La rocca di Sassocorvaro ha almeno 5 motivi per essere conosciuta:

  1. è nata come esperimento
  2. custodisce storie di fantasmi di principesse infelici
  3. è stato nascondiglio dalle razzie naziste
  4. è scrigno di una perla che è il suo teatro
  5. è bellissima.

Francesco di Giorgio Martini, architetto e ingegnere militare a servizio del Duca Federico da Montefeltro per Ottaviano degli Ubaldini della Carda, fratello e compagno di strategie del Duca stesso che a Martini aveva già commissionato il Palazzo Ducale di Urbino, disegnò su forma di tartaruga questa mirabile costruzione datata intorno al 1475, anche per rispondere ad una simbologia cara ad Ottaviano per via dei suoi studi alchemici. È poco noto che in quella rocca anticamente siano successi fatti di sangue avvenuti al suo interno e che ci lasciano in eredità anime in pena in forma di fantasmi che pare abitino ancora tra le mura. Nel 1942, grazie ad un’intuizione e al coraggio di Pasquale Rotondi la rocca nasconde qualcosa come 10.000 capolavori provenienti da Venezia, Urbino, Jesi, Ancona. Dipinti di Raffaello, Giorgione, Piero della francesca, Crivelli, Tiziano, Lotto e Mantegna per capirci. Il buon Rotondi con una serie di azioni rocambolesche e sotto il naso del nemico fa sparire dalle avide grinfie naziste pezzi unici dal valore inestimabile, in ultimo, ma davvero non meno importante c’è il teatro dedicato a Goldoni che si presenta come struttura del tutto particolare, quasi anomala rispetto alla tipologia dei teatri storici marchigiani; non dispone, infatti, di palchi, ma solo di un palchettone ligneo fiancheggiato da paraste che si protende sui due lati lunghi della sala con una balconata, fino a sfiorare il boccascena, fiancheggiato a sua volta da due paraste. La volta a tutto sesto è quella dell’antico salone quattrocentesco, interamente dipinta nel 1895 dal locale pittore Enrico Mancini.

Insomma, va vista, se possibile vissuta con gli occhi della meraviglia.

(fonte: disegnareleidee + turismomarche.it)

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